“È sempre stato un momento meraviglioso – benché mi desse anche grandi sofferenze – riuscire a creare solo con delle parole di dialogo una storia, dei personaggi e delle atmosfere. È una straordinaria magia senza descrizioni e racconti: solo attraverso il dialogo creare personaggi, far venir fuori i loro problemi, situazioni e momenti della loro vita. Non c’è piacere al mondo maggiore di quello di assistere alla loro nascita, vederli formarsi, rendersi conto che una volta creati esistono veramente, hanno un nome, un carattere, una personalità, un modo di comportarsi, una storia dove sono rinchiusi e da cui non possono più uscire”.
Questo è il pensiero di Aldo Nicolaj nato in Piemonte, a Fossano, il 15 marzo 1920 e morto a Orbetello, Toscana, il 5 luglio 2004. Oltre che in Italia, le opere di Aldo Nicolaj continuano ad essere molto rappresentate all’estero, i suoi testi sono tradotti in 25 lingue. Nel 1990 nasce Amleto in salsa piccante, curiosa rivisitazione della famosa tragedia shakespeariana, in cui la vicenda del principe danese è vista attraverso le cucine del castello di Elsinore con gli occhi della servitù. Il cuoco è l'origine e la molla di tutta la sanguinosa vicenda, rivisitata e raccontata in chiave comica. L’impressione è che l’autore voglia ironicamente sottolineare l’inutilità degli affanni umani tracciando, con la cucina di Froggy, una linea ideale che supera le contingenze, che assiste alla storia umana e che addirittura talvolta la determina.
Per meglio gustare lo spettacolo è necessario conoscere la storia originale della tragedia di Shakespeare; per i due o tre spettatori che non la ricordano perfettamente segue un breve riassunto della trama:
Amleto è il principe di Danimarca. Tornato in patria alla fine dei suoi studi, trova che suo zio ha sposato sua madre ed è diventato re. Depresso per la perdita di suo padre e disturbato dal matrimonio incestuoso di sua madre, Amleto inizia a provare odio verso il mondo intero e soprattutto verso le donne. Le cose cambiano quando il fantasma del padre di Amleto appare a due suoi amici mentre montano la guardia al castello del re. Amleto inizia a dubitare della morte naturale di suo padre quando i suoi amici gli parlano di alcune rivelazioni fatte dal fantasma. Quando Amleto ha la possibilità di incontrare il fantasma di suo padre, scopre stupito che è stato ucciso da suo zio che, per impossessarsi del trono, gli versò nell'orecchio un veleno mortale. Il vecchio re chiede a suo figlio di vendicare la sua morte, e Amleto giura di farlo. Dopo l'incontro Amleto diventa ancora più tetro, ed i sovrani preoccupati mandano a chiamare Rosencrantz e Guildenstern (due amici dell'università) affinché indaghino sulla malinconia del principe. Questi tentano di rallegrare il principe sfruttando l'occasione dell'arrivo di una compagnia teatrale. Amleto va dagli attori per raccomandare loro una buona interpretazione nello spettacolo della sera. Il suo piano infatti consiste nel verificare se le accuse dello spettro sono vere inscenando un dramma simile a quello accaduto e osservando le reazioni del re: se il re si fosse mostrato turbato, ciò avrebbe significato che le accuse del fantasma erano fondate. L'idea riesce al meglio: quando infatti c’è la scena dell'avvelenamento, il re esce incollerito dal teatro. Il comportamento di Amleto rende suo zio, Re Claudio, sospettoso di suo nipote. Temendo che suo zio possa ucciderlo per qualche sospetto, Amleto finge la pazzia. Ma la persona che risente maggiormente della depressione e della pazzia di Amleto, è il suo amore Ofelia, la figlia di Polonio, buffone di corte. Le parole crudeli di Amleto sulle donne fanno pensare ad Ofelia che Amleto abbia perso il senno e che non l'ami più. Un giorno, mentre Amleto discute animosamente con sua madre, la Regina Gertrude, a proposito del suo matrimonio incestuoso, Polonio si nasconde dietro una tenda nella stanza della Regina per origliare la loro conversazione. Un leggero rumore dietro la tenda fa credere ad Amleto che si tratti del re, così, preso da un impulso improvviso, trafigge la persona dietro la tenda con la sua spada al grido di “un topo, un topo!”. La perdita di suo padre e l'amore rifiutato di Amleto, fanno impazzire Ofelia che, ormai folle, annega tentando di cogliere dei fiori sulla riva del fiume. Il Re ora ha seri dubbi sul comportamento di Amleto ed invita il figlio di Polonio, Laerte, a vendicare la morte del padre. Proporrà ad Amleto un incontro amichevole di scherma o spada. Re Claudio, imbeve la spada data a Laerte con un veleno mortale. Decide anche un piano alternativo per uccidere Amleto, qualora il progetto precedente fallisse. Mette il veleno in una coppa di vino per celebrare un'eventuale vittoria di Amleto. Sfortunatamente, la regina è vittima del vino avvelenato ed Amleto viene avvelenato dalla spada. Quando realizza di essere stato ingannato, Amleto afferra con vigore la spada di Laerte e trafigge il re. Amleto è in fin di vita quando Orazio gli annuncia che Fortebraccio è appena tornato vittorioso dalla Polonia. Amleto allora lo propone come nuovo re e muore. Così la storia tragica di Amleto termina con la morte di Amleto e la caduta del re e della regina.