venerdì 12 ottobre 2012

STAGIONE 2012 "VADO PER VEDOVE"


Giuseppe Marotta volle definire questo copione “farsa all’italiana”. È una modestia a dir poco sprecata. Si tratta di una commedia che non bara, con un tanto di onestamente tradizionale che rassicura, che procede di invenzione in invenzione e corre sulle ali di una fantasia umoristica fluente; straricca di immagini impreviste, estrosamente barocche, mai fini a sé stesse, irradiante quell’espansivo calore umano che è la inconfondibile caratteristica dello scrittore, anche quando la realtà esce maggiormente deformata in senso grottesco.

E’ semplicemente una commedia comica, semplicemente, esclusivamente comica, dove gli atti sono atti, le scene sono scene, i personaggi sono personaggi, i fatti sono fatti, le battute arrivano dritte al bersaglio senza mancare un colpo. E questo, per certa gente che considera il riso a teatro come un’onta e commisura l’importanza dei copioni in proporzione alle sofferenze meningee provocate nello spettatore,  questo è una grave colpa. (Poi uno va a rileggersi Molière, Goldoni, Shaw e capisce cos’è il teatro comico).

Il protagonista di questa commedia, Eduardo Palumbo, si è fatto una posizione con la coltivazione delle vedove. I suoi ferri del mestiere sono gli annunci mortuari. È lì che, con l’occhio infallibile di una sicura esperienza, egli sceglie la sua merce. La classifica, la seleziona, la valuta. Non basta leggere “La vedova inconsolabile”; deve essere anche priva di parenti collaterali della buonanima, disporre di mezzi sufficientemente comodi; soprattutto, non aver superato una certa età.

Don Eduardo ha i suoi informatori. Individuata la preda, si presenta. La sua opera si svolge in due direzioni. Una, sollevarla dai tristi ricordi facendosi regalare, con la scusa di far della beneficenza, il guardaroba del defunto, subito immesso nel redditizio commercio dell’usato; l’altra, più delicata, riservata e consistente: mercé finte sedute spiritiche, far credere di accogliere nel proprio terrestre involucro carnale, lo spirito ultraterreno del trapassato e consentirgli, tramite questo veicolo puramente strumentale, di ottemperare, di tanto in tanto, ai doveri coniugali esercitati in vita. I guai cominciano il giorno in cui perde la testa e si lascia persuadere a sposare una vedovella più vogliosa e intraprendente delle altre…
 



 



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