Giuseppe Marotta volle definire questo copione “farsa all’italiana”. È una
modestia a dir poco sprecata. Si tratta di una commedia che non bara, con un
tanto di onestamente tradizionale che rassicura, che procede di invenzione in
invenzione e corre sulle ali di una fantasia umoristica fluente; straricca di
immagini impreviste, estrosamente barocche, mai fini a sé stesse, irradiante
quell’espansivo calore umano che è la inconfondibile caratteristica dello
scrittore, anche quando la realtà esce maggiormente deformata in senso
grottesco.
E’ semplicemente una commedia comica, semplicemente, esclusivamente comica,
dove gli atti sono atti, le scene sono scene, i personaggi sono personaggi, i
fatti sono fatti, le battute arrivano dritte al bersaglio senza mancare un
colpo. E questo, per certa gente che considera il riso a teatro come un’onta e
commisura l’importanza dei copioni in proporzione alle sofferenze meningee
provocate nello spettatore, questo è una
grave colpa. (Poi uno va a rileggersi Molière, Goldoni, Shaw e capisce cos’è il
teatro comico).
Il protagonista di questa commedia, Eduardo Palumbo, si è fatto una
posizione con la coltivazione delle vedove. I suoi ferri del mestiere sono gli
annunci mortuari. È lì che, con l’occhio infallibile di una sicura esperienza,
egli sceglie la sua merce. La classifica, la seleziona, la valuta. Non basta
leggere “La vedova inconsolabile”; deve essere anche priva di parenti
collaterali della buonanima, disporre di mezzi sufficientemente comodi;
soprattutto, non aver superato una certa età.
Don Eduardo ha i suoi informatori. Individuata la preda, si presenta. La
sua opera si svolge in due direzioni. Una, sollevarla dai tristi ricordi
facendosi regalare, con la scusa di far della beneficenza, il guardaroba del
defunto, subito immesso nel redditizio commercio dell’usato; l’altra, più
delicata, riservata e consistente: mercé finte sedute spiritiche, far credere
di accogliere nel proprio terrestre involucro carnale, lo spirito ultraterreno
del trapassato e consentirgli, tramite questo veicolo puramente strumentale, di
ottemperare, di tanto in tanto, ai doveri coniugali esercitati in vita. I guai
cominciano il giorno in cui perde la testa e si lascia persuadere a sposare una
vedovella più vogliosa e intraprendente delle altre…
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