di Francis Veber
dal 4 Aprile al Teatro il Primo - Napoli
Con
Peppino Colace
Peppe Carosella
Alessandra Vispo
Franco Londino
Ornella Girimonte
Marco Apolloni
Gianni Romano
Regia: Peppino Colace
La commedia narra di un gruppo di amici che organizza una cena dove ognuno deve portare il più cretino che trova. Il loro imperativo è superare la monotonia e il tedio quotidiano. Pierre Brochant e i suoi fidati amici hanno escogitato un principio molto semplice, in grado di assicurargli, almeno una volta alla settimana, grasse risate liberatorie. Si tratta sostanzialmente di questo: ognuno di loro invita a cena un perfetto cretino e alla fine della serata vince chi ha portato il più cretino di tutti, l'idiota totale. Il mercoledì diventa così un appuntamento irrinunciabile. Questa volta Pierre è fuori di sé dalla gioia. Ha stanato una persona che potrebbe assicuragli il premio. Il cretino in questione si chiama Francois Pignon, il campione mondiale dell'idiozia! Ma non è così in questa commedia gustosa ed elegante. Il signor François Pignon, funzionario del ministero delle finanze che ha come hobby costruire modellini con i fiammiferi, è sopra ogni cosa, un guastafeste, un menagramo, a tal punto che riesce a ribaltare la situazione passando, per così dire, da vittima a carnefice, creando una serie di problemi al suo potenziale anfitrione, giungendo a mettergli in crisi il matrimonio in un crescendo di gaffes, gags e malintesi veramente divertenti.La cena dei cretini è un meccanismo ad alta gradazione di perfidia. Lo stupido, col sorriso sulle labbra, come se compisse la cosa più naturale del mondo, comparirà improvvisamente a sconvolgere i piani, distruggere la pace, complicare la vita e il lavoro, far perdere il denaro, tempo, buonumore, appetito, produttività e tutto questo senza malizia, senza rimorso e senza ragione. Stupidamente. Questo è definito ad un certo punto dall'antagonista "il vendicatore di tutti i cretini del mondo". Nel meccanismo narrativo orchestrato da Veber v'è qualcosa - la costruzione incalzante ed "esatta" dell'intreccio, il tono brioso e felicemente ironico, la malizia dei dialoghi - che può anche ricordare la tradizione del vaudeville. Si tratta di un meccanismo giocato sul crescendo della destabilizzazione, dove ogni nuovo intervento del cretino viene a risolversi inevitabilmente in una catastrofe che assume proporzioni via via crescenti e sempre più incontrollabili e devastanti. Brochant, che manifesta ormai un'evidente sudditanza psicologica nei confronti del suo ospite, giungerà infine ad accettarne la presenza pervasiva con una sorta di sconsolata, masochistica rassegnazione. Il conflitto non può avere soluzioni accomodanti, rassicuranti.Il delizioso colpo di coda finale consentirà allora di sbeffeggiare il rituale conclusivo del “lieto fine” e di restare al di qua di ogni moralismo posticcio. Sarà sufficiente un nuovo gesto inconsulto del povero imbecille, basterà una sua parola di troppo, e l'armonia così faticosamente riconquistata tornerà ancora a lacerarsi, mentre il cretino potrà riaffermare, clamorosamente, le proprie ragioni, la propria inesausta, incontenibile e parossistica energia distruttiva.